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D'ABISSI E DI RUGIADE
Ci sono esperienze che rimangono segrete e riti che si consumano e si ripetono ad ogni sbadiglio di luna o di sole. Ci sono parole alate e frasi che risvegliano sentimenti e sensazioni che nascondono stupore e amore. Ci sono passaggi di luce e di serenità, di libertà e di sogno, di effusioni inattese e di peregrini approdi in oasi francescane.
A movimentare l’insieme ci sono, sempre e comunque, le parole. Ovvero le parole giuste che escono dal cuore e che racchiudono scampoli di entusiasmo, scoramenti e progressive accelerazioni in direzione di quell’armonia interiore a cui ognuno di noi aspira e di cui è alla continua ricerca.
Ecco, tutto questo troviamo, e con molto piacere, nella poesia di Mariangela Costantino; una poesia che non nasconde mai il pensiero dietro il paravento dell’ermetismo di facciata, ma che gioca a viso aperto con la parola suadente, con l’elegante srotolarsi delle immagini, con l’intreccio naturale raccolto a tu per tu con la memoria, con i segni lasciati dai giorni che si inseguono, con l’orecchio teso a captare ogni e qualsivoglia fruscio conciliante per dare ulteriore spazio e profondità ad un pensiero, al valore etico del vivere.
Sa leggersi dentro Mariangela Costantino e accompagna il suo leggersi attento con una vena anche malinconica legando il filo rosso dell’essere donna e poetessa alla bellezza stessa della natura in ogni sua sfaccettatura. Troviamo così la nebbia che si scioglie, il vento che spettina montagne e alberi, il mare che si culla durante la notte, le stelle “stupite /sdraiate / nel lento ritorno / della spuma”, il palpitare di un brivido d’amore che percorre e ripercorre “sentieri di vento e di ginestra”…
Lei ha veramente “sete di parole” e non cerca “topazi / ma parole”, “parole ricamate / con fili di vento / e polvere di viole…”, e dalla sua sete di parole si concretizza, e non da ora, quel concerto di stupori che si tonifica in architetture sceniche decisamente colorate. È un’acqua lirica, la sua, che sgorga spontanea e non travolge ma accarezza il dondolio del respiro, diventa onda che avvolge e sollecita il ritorno sui propri passi per gustare più a fondo e in profondità il suo navigare tra abissi e rugiade.
Nel respiro ampio che avvolge i versi, sempre essenziali e limpidi, c’è, dunque, un io solare che si nutre di libertà e che si colloca al di là di una quotidianità concreta grazie ad una musicalità di cristallina scorrevolezza.
Che dire oltre se non che Mariangela Costantino si dimostra una poetessa a tutto tondo, ovvero una poetessa che rende ciarlieri anche i silenzi, i vuoti, i rumori più assordanti e inutili che marchiano di sé questa nostra società egoistica che sta facendo di tutto e di più per crearsi difficoltà e ostacoli a livello ambientale e climatico, rubando i sogni ai più giovani, frantumando e affossando le ultime aspettative ai più vecchi…
Ed anche se dice ad un certo punto che “foglie cadute / foglie sotterrate / parole in agonia / sono i miei versi ubriachi” e che “di mute parole / io vesto la sera”, noi siamo convinti, convintissimi, che le sue parole, i suoi versi, il suo invito ad intingersi comunque di gioia e di bellezza intima… andranno ben oltre “le ore imprigionate nei tramonti”.
Fulvio Castellani